L'autore

Sono nato nel 1975, il che equivale a dire che sono entrato nell’età adulta mentre in Italia avevano inizio i processi regressivi che da allora in avanti avrebbero costantemente segnato la sua economia e il suo sistema politico. All’università cominciai a interessarmi di teoria e storia economica, appuntando la mia attenzione, in particolare, sull’annoso tema dell’arretratezza del Mezzogiorno; una scelta motivata dalle mie origini e ancor più dall’esplosione del fenomeno leghista, la cui retorica antimeridionale all’epoca stava permeando il dibattito pubblico. Successivamente, dalla questione meridionale mi diressi verso lo studio delle vicende economiche dell’intera Italia, in parte per la necessità di inquadrare quelle meridionali nel giusto contesto, e in parte perché, agli inizi degli anni 2000, si stava cominciando a parlare con insistenza del declino economico del paese, e avevo deciso di approfondire anche questo problema. Sebbene il mio intento fosse, essenzialmente, quello di comprendere il mio tempo, la prospettiva storica che finii per assumere risultò decisamente ampia, in quanto nelle mie ricerche ritenni di dovermi spingere sino al Medioevo. In più, la piena comprensione della storia del nostro paese mi parve richiedere la conoscenza delle più generali dinamiche economico-sociali che avevano interessato l’Occidente, come pure la capacità di padroneggiare la materia economica sotto il profilo strettamente teorico. Il mio campo d’indagine andò così dilatandosi in senso sia temporale, sia geografico, sia concettuale.
Sin dalla giovinezza avevo coltivato l’ambizione di riversare su carta quanto stavo apprendendo. Le condizioni del paese, e ancor più le sue prospettive future, non mi parevano per niente positive, e ritenevo fosse mio dovere contribuire in qualche modo a rendere i miei concittadini maggiormente consapevoli delle trasformazioni che stavamo vivendo. Nel corso del tempo accumulai una grande quantità di appunti e di bozze; ma soltanto nel 2025, giunto dunque al mio cinquantesimo compleanno, sono riuscito a portare a compimento uno dei vari progetti cui avevo posto mano (“compimento”, peraltro, è forse dire troppo, giacché si trattava della prima parte di un’opera concepita in due volumi). Questa mia prolungata inconcludenza si spiega in parte col fatto che, negli anni, il tempo che potevo dedicare alla ricerca e alla scrittura è andato diminuendo, mentre il mio campo di studi – come ho spiegato – si è sempre più ampliato; ma si spiega pure, non intendo tacerlo, con l’emersione di certi miei limiti sia d’ingegno (spesso ho dovuto sottoporre quanto scrivevo a numerose revisioni, prima di giungere a un risultato soddisfacente), sia caratteriali (ho abbandonato più volte l’opera intrapresa, per sfiducia tanto nelle mie capacità quanto nell’interesse dei potenziali lettori). Alla fine, comunque, sono riuscito a venire a capo di tali difficoltà e ad intraprendere l’attività di studioso “in via ufficiale”, ovvero scrivendo non più soltanto per affinare e per chiarire a me stesso le mie idee, ma anche per divulgarle.
Nel frattempo, si era sviluppato un universo comunicativo virtuale, che sembrava avere assunto per tutti un'enorme rilevanza. Io me ne ero serenamente tenuto al di fuori; tuttavia, quando il mio primo libro era ormai terminato, ebbi l'idea di servirmene quale cassa di risonanza della mia attività di scrittura. Scartai l'idea di approdare sui social più diffusi, che mi parevano concepiti soprattutto per comunicazioni brevi e frequenti (l'opposto della modalità cui io propendevo), e che si erano ormai rivelati ben lontani dall'essere dei templi della libertà di espressione; coltivai invece il progetto di crearmi uno spazio di cui potessi determinare per intero forma e contenuti, e che potessi gestire secondo le mie esigenze e le mie possibilità (c'era da considerare, tanto per cambiare, il fattore tempo...).
E così, alla fine, sono venuto qua.
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